NECROPOLI PROTOSTORICA
CULTURA DI GOLASECCA NELLA PRIMA ETA' DEL FERRO


La cultura di Golasecca deve il suo nome al luogo dei primi ritrovamenti avvenuti ad opera dell'abate G.B.Giani (1788-1857) sulle colline delle Corneliane, al Monsorino e al Galliasco, nel territorio del comune di Golasecca.
Nel 1865 G.de Mortillet, uno dei padri dell'archeologia preistorica, attribuì le tombe ritrovate alla prima età del Ferro, sulla base della presenza di materiali in ferro e della mancanza di oggetti romani.
Oggi sappiamo che la cultura di Golasecca, espressione di popolazioni celtiche, si sviluppò per tutta la prima età del Ferro (IX-IV secolo a.C.) nella Lombardia occidentale, in Piemonte, nel Canton Ticino e nella Val Mesolcina nei Grigioni.
Sulla base dei dati archeologici e dei confronti con altre culture europee contemporanee possiamo supporre che i Golasecchiani praticassero l'agricoltura, la tessitura e soprattutto l'allevamento, che determinava una grande produzione di formaggi e carne. Importante era anche il commercio: numerosi oggetti etruschi e greci ritrovati nelle tombe golasecchiane sono la riprova di questo ruolo e sono leggibili, oltre che come acquisti veri e propri, come dazi o doni fatti ai capi locali dai commercianti stranieri.


LA NECROPOLI
Le nostre conoscenze sulla cultura di Golasecca derivano per lo più dallo studio delle sue necropoli.
Queste tombe potevano avere le pareti rivestite di ciottoli o lastre di pietra. Caratteristico del comprensorio del Ticino era l'uso di un recinto esterno definito cromlech, costituito da un cerchio di pietre spesso preceduto da un corridoio di accesso.



I CROMLECH

Il termine cromlech, di origine gallese (letteralmente "pietra curva"), indica un recinto circolare di pietre che racchiude una o più sepolture.

IL MONSORINO
L'area archeologica del Monsorino è collocata sulle colline moreniche prospicienti il Ticino.
I cromlech tuttora visibili al Monsorino sono attribuiti al Golasecca I, tra la seconda metà dell'VIII e tutto il VII secolo a.C.
La necropoli fu utilizzata tra la metà del VII e la metà VI secolo a.C.: le tombe più antiche erano a pozzetto o a fossa foderata di ciottoli, mentre quelle più recenti a cassa di pietra. L'analisi dei carboni ha dimostrato che per il rogo funebre erano stati impiegati legni di quercia, olmo, frassino e faggio forse trasportati dalla cima del monte, dove sono tuttora presenti. Le indagini osteologiche hanno invece rivelato come le ossa da porre nella tomba fossero state selezionate dal rogo funebre per motivi rituali a noi ignoti.

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